Per mia sfortuna, sono abbastanza grande per ricordarmi scontri di piazza ben più gravi di quelli di ieri a Milano, con morti e feriti da entrambe le parti. Dalle manifestazioni del 1968 con jeep date alle fiamme e manifestanti colpiti al cuore da candelotti lacrimogeni o pallottole vere, a quelle del 77 con gli autonomi accovacciati a sparare ai poliziotti in via De Amicis, per non parlare del carnaio del G8 di Genova. Quindi sono consapevole che la violenza non è nata ieri, ma è una componente ineliminabile della storia: che si tratti di violenza politica o puramente teppistica. E anche le reazioni sono sempre le stesse: si accusano gli oppositori di fomentare la violenza, si cercano "cattivi maestri" da incriminare. Come se le rivolte dei gladiatori, il luddismo, gli attentati degli anarchici avessero bisogno di mandanti, di sobillatori a mezzo stampa o a mezzo web. E si conclude sempre dicendo che i violenti fanno il gioco di coloro che cercano di combattere. La realtà è che i violenti sono solo dei vinti, frustrati perchè le regole del gioco ammettono un solo vincitore.