PIAZZE IDEALI E PIAZZE REALI
Anche il miglior giornalismo riformista, quando si trova di fronte movimenti di massa che non gli piacciono e non lo rassicurano, rivela una memoria corta ma una grande fantasia nel coniare nuove definizioni (“indignados”, “black bloc”) pur di esorcizzare la realtà di quello che si sta ormai rivelando come un movimento anti-imperialistico radicale.
Così Michele Serra, nella sua Amaca del 23 ottobre, si rifugia forse nel sogno della piazza dell’Atene di Pericle come simbolo di “bellezza urbana e luogo della politica”, lamentando la sua profanazione da parte dei manifestanti romani e dimenticando lo scempio di tante piazze italiane ormai “luogo delle banche”, nonché i massacri di Piazza delle Tre Culture, piazza Tien An Men e tante altre degli ultimi decenni. E nel contrapporre il raffinato e alternativo Vendola all’ “attempato ammiratore dei black bloc” (troppo vecchio per ribellarsi?), vi vede un topos esemplare dell’ odio della sinistra come tradizione classica dell’estremismo.
Si tratta invece a mio avviso solo di una lotta di tendenza in un momento in cui la “sinistra” è più che mai un concetto astratto e nebuloso: i suoi leader più usurati e “attempati” scoprono i loro altarini meno lodevoli o gareggiano in moderatismo con Fini e Casini, i disperati (o vogliamo chiamarli “desperados”?) in Val di Susa come a Roma, Atene, New York o Londra tentano invano da soli l’assalto al Palazzo d’Inverno.
Sergio Roedner, Milano