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4 settembre 2010 6 04 /09 /settembre /2010 19:35

«IL PIOMBO E L'ANIMA», UN ROMANZO CHE RACCONTA LA MILANO DEL '44 E DEI SUOI EROI POCO CONOSCIUTI

La Milano del '44, quella dei nazisti e dei fascisti, ma soprattutto quella dei partigiani e dei gappisti, ci viene riproposta da Sergio Roedner, figlio di un deportato (le vicende della sua famiglia paterna sono riportate nel volume «L'orologio di Armin» del 2002), docente presso la scuola britannica di Sir James Henderson, nel volume «Il piombo e l'anima», Ati editore.
Il libro dedicato «A due eroi della Milano che non si arrese alla paura: Giovanni Pesce, comandante del Terzo Gap e Medaglia d'oro della Resistenza (nel volume c'è una lunga intervista sulla sua esperienza di quegli anni) e Padre Giannantonio Agosti da Romallo, frate cappuccino, deportato per aver soccorso e nascosto ebrei».
«Che senso può avere oggi, - si chiede l'autore - a sessant'anni dalla Liberazione, a sedici dalla caduta del muro di Berlino, quattro anni dopo l'attacco alle Torri gemelle, scrivere un romanzo sulla lotta di un pugno di coraggiosi per la salvezza di due ebree nella Milano occupata dai tedeschi?».
«Mi ero già occupato di quel tragico periodo... - racconta l'autore - In particolare mi aveva dolorosamente colpito la vicenda di Ruth, la figlia sedicenne di un ebreo viennese, conosciuta da mio padre in campo di concentramento».
«Come avevo scoperto appena prima della pubblicazione del libro, Ruth e sua madre non erano sfuggite alla deportazione e alla morte».
«In questo romanzo provo a salvare Ruth, perchè uno storico non può falsificare gli eventi (i negazionisti però ogni tanto ci provano) ma uno scrittore sì,. per suggerire che è possibile e giusto opporsi alla sopraffazione... ».
L'Hotel Regina, l'Hotel Touring, via Rovello sono i luoghi di tortura dei nazisti e dei fascisti della Muti. Personaggi come Saeweke, il fucilatore di Piazzale Loreto e di altri partigiani, campato libero e tranquillo in Germania sino ai 90 anni, come Koch, il sadico cacciatore di ebrei e di partigiani, emergono cinicamente sulla scena di una citt?ffamata e terrorizzata ma che sa reagire. Il Convento dei Cappuccini e il Policlinico sono invece «i luoghi dei giusti».
Ci sono anche belle figure di uomini, come il tenente della Wertmacht Dietmar, che coraggiosamente si battono contro le SS per salvare Ruth e la madre.
Il libro comincia subito con «l'ultima notte della vita di Spartaco», il giovane gappista che prima della sua ultima azione «fa un brutto sogno mentre dorme nel caldo del suo sottotetto: si vede in sala professori a tu per tu con don Andrea, il suo insegnante di religione, che gli passa in silenzio due passaporti, infilandoglieli nella giacca proprio mentre la porta della sala si apriva ed entrava il preside, con quel suo sorriso untuoso e il distintivo del Partito appuntato all'occhiello. Aveva visto quel gesto furtivo? Sospettava di lui?».
E' questo il clima nella Milano di allora, con l'angoscia, il coraggio di ragazzi che donano la loro vita per opporsi ai tedeschi e ai loro servi. Come il gappista Oliviero Conti, ucciso dalle brigate nere davanti alla piscina di via Ponzio (ricordato da una lapide). Saverio, Marco, Spartaco, Elena. L'autore si ?olto documentato, e ha girato i luoghi degli scontri. La citt?i Milano ?l palcoscenico principale di quell'anno terribile, ma vengono citate anche diverse localit?i montagna, come la Valle Intrasca, Valle Olona, paesi come Vaprio d'Adda o citt?ome Novara.
Al quinto piano di San Vittore sono rinchiusi gli ebrei in attesa di spostamenti verso i treni che li condurranno ai forni. Ma ci sono anche «i giusti», religiosi e laici che rischiavano la vita e subivano le torture. I fatti narrati per la maggior parte sono autentici: la morale finale della storia mette in luce il fatto che oltre al piombo, anche l'anima di qualche carnefice alla fine si era convinta dove stava la verit?Eppure: «Molti torturatori di San Vittore e dell'Hotel Regina l'hanno fatta franca», scrive Roedner, «Ai Giusti si ?pesso reso un riconoscimento solo parziale o tardivo, le loro azioni sono state ignorate o dimenticate presto, in nome della riconciliazione nazionale».
Sono tantissimi i libri scritti sugli ultimi anni della dittatura, ma quest'ultimo ti d?'angoscia di quei tempi sin dalle prime pagine, ti sembra di percorrere la citt?ssieme ai suoi protagonisti, di essere dentro la violenza e il coraggio, coi valori poi trasmessi alla nuova Italia del dopoguerra.
La passione dello scrittore, lontana dalla retorica, immortala personaggi che ti regalano sgomento e ammirazione. Sono passati tanti anni, ma la storia di allora ?ncora fresca e terribile, con Milano in prima linea al centro di quel cambiamento epocale.
Nel romanzo Ruth e la madre riusciranno a salvarsi e, dopo una ricerca burocratica e appassionata, ritroveranno in Germania l'ufficiale che le aveva aiutate. Un buon finale, positivo, che nella realt?i allora era difficile da raggiungere.

Paolo Lezziero

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