No, pesce d'aprile! Per vedere l'unità del karate italiano (ammesso che ci sia) dovremo aspettare una legge draconiana come quella francese, che impone un esame di Stato per ottenere la qualifica di istruttore e poter insegnare.
No, pesce d'aprile! Per vedere l'unità del karate italiano (ammesso che ci sia) dovremo aspettare una legge draconiana come quella francese, che impone un esame di Stato per ottenere la qualifica di istruttore e poter insegnare.
BOTTA E RISPOSTA CON MICHELE SERRA SULLA NATURA DEL"GRILLISMO"
Caro Serra,
penso che la tua analisi del "grillismo" sia sbagliata. Gli italiani non hanno votato 5 stelle per insofferenza alla sinistra delle regole, ma perché la sinistra è venuta meno alla sua "mission" della salvaguardia dei diseredati. Se ci fosse un minimo di giustizia sociale, anche le tasse si pagherebbero meno malvolentieri.
Sergio Roedner, Milano
Caro Roedner, presto avremo qualche elemento in più per capire. Se i cinquestelle faranno un accordo con il centrodestra, sarà poi il loro elettorato "di sinistra" a trarne le conseguenze. Se cercheranno (con cinque anni di ritardo) di cercare una stampella nel Pd, allora si aprirebbero prospettive nuove. Non c'è dubbio, comunque, che il mio giudizio sui cinquestelle sia di molto influenzato dalla mia lunga collaborazione-amicizia con Beppe Grillo dalla fine degli Ottanta a metà Novanta. Posso garantire che di sinistra non è. Ma neanche un po'.
Michele Serra
RICORDANDO FAUSTO E IAIO
Quarant'anni fa, il 18 marzo 1978, due giovani militanti del centro sociale Leoncavallo, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannuzzi, da tempo impegnati nella lotta contro lo spaccio di eroina nel quartiere Casoretto, furono uccisi con otto colpi di pistola davanti al cancello della Sir James Henderson School di via Mancinelli. Come per tanti altri omicidi del periodo, i colpevoli non furono mai individuati ma vanno ricercati nei gruppi eversivi dell'estrema destra. Onore comunista ai compagni caduti!
RICORDI DEL 68: GRAVI INCIDENTI ALLA CATTOLICA PRESIDIATA DALLA POLIZIA.
Milano, 25 marzo 1968, sera.
C'ero anch'io stavolta. Anch'io ho sentito gli studenti dichiararsi amici dei poliziotti che li sorvegliavano, vittime anch'essi del sistema, ed anch'io ho visto, come risposta, la selvaggia forza con cui i poliziotti hanno caricato gli studenti percuotendoli coi pesanti manganelli senza far distinzione tra uomini e donne, liceali e universitari.
Tutto è iniziato alle 15 in via Festa del Perdono dove, dopo molte incertezze, si è formato un corteo che ha decisamente puntato sulla Cattolica che, come è noto, era presidiata dalla polizia. Nel frattempo, io mi trovavo proprio all'università Cattolica ed ho assistito, tra le 16 e le 17, al ridicolo spiegamento delle forze dell'ordine che andavano a sorvegliare le vie adiacenti.
Lunga, snervante attesa del corteo che non arriva; poi, alle 17 e 15, sparsi e alla rinfusa, i primi scaglioni di studenti. Un megafono sistemato su un'auto avverte tutti di portarsi presso i portoni dell'università e di fare il sit-in. Nel frattempo sopraggiunge il grosso del corteo, formato da studenti della Statale, della Bocconi e di alcune scuole medie fra cui ampiamente rappresentato l'Einstein. Alle 18 si può calcolare che tremila persone occupino piazza S. Ambrogio.
Viene tenuta un'assemblea, si chiede invano ripetutamente al rettore di farsi vivo e ai poliziotti di allontanarsi. Alle 18,30 infine i gruppi più avanzati cominciano a far ressa contro i poliziotti, si menano le mani. Ma la polizia reagisce con violenza estrema, carica i manifestanti, la fuga è generale e, per gli ultimi della fila, senza scampo. Cadono gli amici intorno a me, colpiti dalle manganellate; si vedono ragazze insanguinate e piangenti.
La rabbia è cattiva consigliera, un gruppo di ragazzi circonda alcuni poliziotti ma i loro colleghi, armati di elmetto e bastone, caricano ancora una volta la folla che si disperde indignata nelle vie adiacenti,progettando di occupare il centro e di opporre resistenza armata. Alle 19 la situazione è ancora fluida, ma il movimento studentesco ha dato prova di grande forza.
IL MIO 68.
Il mio 68 è stato davvero entusiasmante. Frequentavo il terzo anno di corso al Ginnasio-liceo Cesare Beccaria di Milano, e nel mese di marzo vennero gli studenti universitari a volantinare davanti a scuola per informarci di quello che stava succedendo in Francia e anche in Italia. Cominciai a sentir parlare di "autoritarismo" e di "scuola di classe" e con un misto di eccitazione e di vergogna vidi i "maoisti" barbuti spintonare bidelli e professori.
Il 25 marzo ci fu uno sciopero generale degli studenti medi al quale partecipai anch'io, poi tutti i cortei confluirono in largo Gemelli, davanti all'Università Cattolica, con l'intento di rioccuparla dopo l'espulsione di Capanna e di altri due leader della rivolta. Invece la polizia, che aveva una caserma di fronte all'università, ci caricò con estrema violenza. Ci furono caroselli di gipponi,lanci di lacrimogeni e manganellate, anche se io ritornai a casa illeso, con gli occhi che bruciavano per il fumo acre dei candelotti.
Fu solo la prima di una lunga serie di manifestazioni alle quali partecipai in quell'anno memorabile e nei tre o quattro successivi. Ricordo l'assalto al Consolato americano, la manifestazione davanti al Corriere della Sera, quella per la prima della Scala. Numerosi cortei partivano da largo Richini per essere di lì a poco sciolti dalla poilizia.
Al liceo cambiò tutto, a partire dal modo di vestirsi e di rapportarci coi professori. Tentammo un modo alternativo di insegnare sostituendoci ai professori e organizzando seminari. Una generazione di studenti imparò a parlare in pubblico grazie alle assemblee, dapprima convocate autonomamente, poi "concesse" dai presidi per legalizzare lo status quo. A Milano nacque un nuovo gioco di società, fascisti (con sede fisse in piazza San Babila) contro "cinesi" (con base all'università Statale). Girare per il centro indossando un eskimo, con barba e capelli lunghi, era un'impresa di cui vantarsi a lungo con gli amici.
Complessivamente il 68 fu perme un periodo in cui lo studio del marxismo e la lotta politica si fusero armonicamente col divertimento e con le prime storie d'amore, cominciate rigorosamente all'interno del movimento: dopo tutto, come ha dimostrato ampiamente il film "Quadrophenia" (ambientato però qualche anno prima in Inghilterra ai tempi delle lotte fra "rockers" e "mods") fare a botte o scappare davanti alla polizia con la ragazza poteva essere il preludio eccitante di qualcosa di completamente diverso...
I SOGNI
E' da più di un secolo (esattamente dal 1899, quando Freud scrisse la sua "Traumdeutung") che gli psicologi sanno che i sogni sono espressione dell'inconscio, come i motti di spirito e i lapsus. Freud si spinse addirittura a sostenere che i sogni sono espressione di desideri inconsci, anche quando si presentano sotto forma di incubi. Si ritiene che l'attività onirica sia importantissima per l'equilibrio psichico di una persona.
Uno dei miei problemi, da depresso, è stato che ho perduto completamente il sonno, sia durante la notte che durante il giorno. Anche il ricorso a sonniferi potenti come il Minias, negli anni, mi ha portato ad assuefazione, quindi alla perdita di efficacia del farmaco. Poco prima del mio ricovero, quaranta o sessanta gocce di Minias (una dose che vi farebbe dormire per 24 ore) mi procuravano soltanto due o tre ore di "blackout". Col sonno se ne sono andati anche i sogni.
I pochi sogni che facevo mi davano ben poco sollievo perché erano una rappresentazione inquietante del mio travaglio interiore, in particolare della mia crescente difficoltà a prendere decisioni. Ad esempio, dovevo attraversare la città, ma non ricordavo dove avessi parcheggiato la macchina, quindi prendevo una bicicletta ma le gomme erano sgonfie e io facevo una fatica enorme a pedalare su per una ripida salita...e una volta in cima mi accorgevo che avevo perso la strada di casa.
In ospedale mi tolsero completamente le benzodiazepine e le sostituirono con un farmaco, il trazodone, appartenente ad una diversa classe chimica, che associa alla funzione di ipnotico quella di antidepressivo e manifesta la propria efficacia fin dalla prima settimana di utilizzo.
Come d'incanto, ritrovai il sonno e ripresi a sognare. Da fedele seguace di Freud, faccio in genere sogni nei quali ottengo gratificazioni nei miei ccampi per me più importanti: la famiglia, l'insegnamento, la pratica del karate, la scrittura. Le mie origini ebraiche, o più probabilmente recenti difficoltà finanziarie, suscitano altri sogni nei quali ottengo e maneggio notevoli quantità di denaro. Spesso i sogni proseguono la notte successiva e sono caratterizzati da notevole realismo. Non mi sveglio frustrato dalla constatazione che si trattava solo di un sogno, ma col sorriso sulle labbra di chi ha assistito a un bel film.
In conclusione, dormire bene mi permette nuovamente di sognare e, in un circolo virtuoso, è vero anche che fare dei bei sogni favorisce un buon sonno, perchè vado a dormire già sapendo che il mio sonno non sarà disturbato da troppi risvegli né rovinato da incubi.